Nocini Sinibaldo nasce a Faenza (RA) il 27/07/1922 e muore a Verona il 30/10/2003 all’età di 81 anni trenta dei quali passati nella Virtus Borgo Venezia.

Medico condotto ha svolto la sua attività lavorativa nel “mitico” ambulatorio di Borgo Venezia assistendo praticamente generazioni e generazioni di giovani, adulti e anziani del quartiere.

Precursore, nel 1963 fonda con un gruppo di amici medici legati al mondo dello sport il Centro di Medicina dello Sport, che diventerà una struttura invidiata ed emulata in Italia e in Europa, specializzata in medicina preventiva, attitudinale e rieducativa.

Appassionato di sport prima come praticante, ha giocato nel Faenza in serie C, poi come dirigente e medico sportivo.

Un matrimonio, quello fra la Virtus Borgo Venezia e il dottor Nocini che si può considerare tra i più felici.

Dal lontano 1957 il nostro fa parte come medico e socio del sodalizio rossoblù assumendone la carica di presidente nel 1961.

Romagnolo purosangue, l’amore del dottore per la sua società è grande e passionale.

Nocini sostiene che fare il presidente della Virtus costituisce un hobby, una forma di evasione dalla routine quotidiana; noi tutti che l’abbiamo conosciuto, frequentato e stimato crediamo sia qualcosa di più, quasi una seconda famiglia per la quale gioire nei momenti belli e soffrire in quelli tristi.

Giudica la sua società in una sola parola: sana, formata da gente educata e civile.

La sua stella polare è il quartiere e la sua gente.

Dal libro “50 anni e più di vita virtussina” dice: “partiamo da lontano, dal quartiere: vorrei che tutti i ragazzi del borgo potessero svolgere una sana attività sportiva, disponessero di attrezzature sufficienti, di allenatori preparati.”

“E’ fondamentale, anche attraverso la pratica agonistica, creare degli uomini, se poi nascono anche degli atleti meglio ancora.” ”E’ importante soprattutto far divertire i ragazzi appunto attraverso il gioco”.

Schietto e orgoglioso di essere virtussino è il primo Presidente della storia rossoblù che gestisce una prima squadra ed è artefice assieme ai suoi ragazzi e al super tecnico Bortolameazzi della prima scalata nei quartieri nobili del calcio dilettantistico veronese passando dalla terza alla prima categoria in rapida successione.

Ancora oggi resta nella memoria collettiva di chi c’era e nei loro racconti la festa per la promozione in prima categoria nella sua casa di Poiano con i fuochi d’artificio.

Fervente sostenitore del dilettantismo è contrario all’idea che il soldo possa comperare la voglia di giocare e di divertirsi di un ragazzo e crede che si debba andare in campo per il piacere di stare assieme a degli amici e giocare per l’orgoglio della maglia che si indossa.

Quella rossoblù la vestirà ne siamo certi per tutta la vita anche se dal 1979 non sarà più il presidente.

Il suo stile, il suo modo di essere, la sua passione vibrano ancora oggi sul gavagnin che ne sarà per sempre il geloso custode delle sue idee.