Bortolameazzi Claudio nasce a Verona il 30/11/1936 e muore il 02/10/1999 all’età di 63 anni.

Dal punto di vista tecnico “il Bortolo” rappresenta la massima espressione della Virtus calcistica sia per la capacità di quasi trent’anni di servizio sia per l’apporto dirigenziale-organizzativo offerto al quartiere.

Il trainer, come si diceva allora, è stato sicuramente molto Bortolomeazzi di più di un tecnico che cura la preparazione: per molti giocatori ha rappresentato prima di tutto un amico, poi un allenatore bravo e preparato, quindi un punto di riferimento costante, non solo e non limitatamente al campo di gioco.

Bortolameazzi dalla stagione 1954-55 è attivissimo nella società di Borgo Venezia portando la stessa nel 57-58 alla definitiva affermazione di squadra leader in campo giovanile con la finale regionale in quel di Belluno contro il quotatissimo Montebelluna.

L’avvenimento è comunque di quelli che restano nella memoria di chi l’ha vissuto in prima persona che secondo il costume della società si autotassano per noleggiare il pullmann per la trasferta.

Un lento ma continuo crescendo in cui il trainer è stato il “motore” e la “mente” in anni difficili per carenza di strutture e mezzi finanziari, fino al compimento di un sogno che diventa realtà il settore giovanile che supporta con i loro atleti una prima squadra di terza categoria.

Dalla stagione 1968/69 alla stagione 1976/77, infatti, Bortolameazzi Claudio è oltre che Direttore Tecnico delle squadre virtussine anche l’allenatore della prima squadra con la quale raggiungerà la “storica” prima categoria.

Dal libro “50 anni e più di vita virtussina” dice: “quello che conta è lo spirito con il quale si pratica una qualsiasi attività”.

Virtus per me è serietà d’intenti, Virtus è entusiasmo di servire, Virtus è creatività, Virtus è impegno.

Virtus è arrivare con i mezzi delle proprie capacità per ben figurare in ogni circostanza, Virtus è non fermarsi ad un’attività sportiva ma proseguire nella vita con uno stile ed impegno di utilità verso la comunità.

Virtus è credere fermemente a quello che si fa: se si tiene conto di tutto questo i risultati germogliano come il frutto naturale di una buona semina e d’altro canto anche il più modesto assume importanza fondamentale per il virtussino.

In più di vent’anni di attività mi sono sempre ispirato a questi principi ogni volta che ho lavorato con i giovani ed un solo rimpianto mi resta, che durante la mia permanenza nella società non ho avvicinato un numero maggiore di ragazzi.

Sono stati in primis i “suoi ragazzi” a volerlo fortemente ricordare perché il “Bortolo”, prematuramente scomparso, rappresenta ancora oggi un importante punto di riferimento per noi tutti.